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Legge 38: cosa cambia?

19.10.2013 11:23

La terapia del dolore e le cure palliative in italia

In Italia ogni anno   circa 160. 000 persone muoiono di cancro senza potere accedere ad un adeguato programma di intervento sanitario di Cure Palliative.  Questo dato  appare ancora più allarmante se si considera che il sintomo dolore colpisce  oltre l’80% dei malati oncologici in fase terminale.  Ma il dolore non rappresenta una complicanza clinica esclusiva  dei pazienti colpiti da patologia tumorale. Emerge, infatti da una recente indagine (Pain in Europe. Ejp 2006),   che il 26% della popolazione italiana soffre di dolore cronico non oncologico, ne deriva da  tutto ciò  una  elevatissima incidenza in termini di costi sociali,sanitari ed anche umani .  A fronte di dati epidemiologici così sconfortanti, nell’ultimo decennio, non si sono  tuttavia prodotti interventi legislativi tali da  favorire un nuovo ed efficace  approccio a quello che da più parti viene considerata una vera e propria emergenza sanitaria: ”la malattia dolore”. Il nostro Paese  resta, fra quelli dell’U.E.,  il fanalino di coda per consumo procapite di oppioidi (0.74 €  contro i 7.83 € della Germania).  Sebbene la legge  39/99 (Bindi) diede a suo tempo uno straordinario impulso a tutto il movimento delle Cure Palliative e  della Terapia del Dolore, si avvertiva, oramai da più parti,  la necessità di nuovi e significativi interventi legislativi in grado di proseguire e favorire quel cammino iniziato più di dieci anni fa. Si percepiva quindi, la necessità di armonizzazione gli interventi sulla  rete della terapia del dolore e delle cure palliative in modo da favorirne una diffusione omogenea in tutto il territorio nazionale. Diffusione che, al contrario  oggi, vede decisamente privilegiate le regioni del centro nord in particolare per ciò che concerne la parte relativa agli Hospice. (“Hospice in Italia. Prima rilevazione ufficiale. 2006” a cura di F. Zucco) . La legge 15 marzo 2010, n. 38 "Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore" pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010 pone le basi per un riassetto organizzativo di tutta la rete  i cui nodi essenziali saranno costituiti dai:

  1. Centri di riferimento di terapia del dolore (Hub),
  2. Ambulatorio di terapia antalgica (Spoke)
  3.  Aggregazione funzionale territoriale (Aft) costituita dai Medici di Medicina Generale che, grazie  alla loro presenza capillare su tutto il territorio, saranno messi in grado, dopo formazione specifica, di garantire una prima ed adeguata risposta terapeutica al paziente con dolore.

Viene definito l'obbligo per medici ed infermieri di rilevare monitorare il sintomo dolore al pari di altri parametri vitali come la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la temperatura corporea  e la frequenza respiratoria. Il dolore viene quindi considerato un parametro vitale

Nella legge viene inoltre confermata la semplificazione prescrittiva degli oppioidi che rende di fatto più facile l’accesso a questo tipo di farmaci divenuti  indispensabili nel controllo del sintomo dolore. Viene posta  particolare attenzione alla formazione degli operatori sanitari prevedendo percorsi di aggiornamento obbligatori , campagne informative e di sensibilizzazione rivolte  alla popolazione ed a tutti gli operatori sanitari.

Purtroppo però, al contrario di quanto ci si aspettava, nella Legge non  è stato previsto un percorso di stabilizzazione a favore di  tutti quei medici precari che in  questi anni, di assoluto silenzio istituzionale,  con abnegazione e spirito quasi  volontaristico hanno dedicato tutto loro stessi, tutta la loro professionalità,  ad una disciplina misconosciuta e negletta persino nelle aule accademiche delle nostre università.

Le cure palliative e la terapia del dolore in Italia stanno per cominciare un nuovo cammino che non può però prescindere  da tutte quelle forze umane, professionali e di volontariato che fino ad oggi hanno portato avanti le istanze  di migliaia di malati senza nulla chiedere in cambio se non il riconoscimento della propria dignità professionale.

 

Dr. Michele Sofia